“Il bambino non parla e non sta in fila, e per questo motivo il suo nome non è stato inserito nella lista dei partecipanti” sono queste le doloranti parole della madre del piccolo Andrea.
Si resta spiazzati e amareggiati di fronte a degli avvenimenti che sembrano dei ricordi lontani per un’epoca di tolleranza ed accoglienza come la nostra.
Ad Afragola, in una scuola elementare, un bambino è stato escluso dalla recita di Natale poiché autistico. Questa sua caratteristica era d’intralcio allo svolgimento dello spettacolo e le maestre hanno preferito non farlo esibire. A quanto pare, la recita sarebbe apparsa troppo “speciale” con la partecipazione di un bambino autistico.
L’accaduto ha ovviamente scatenato indignazione in chiunque ne sia venuto a conoscenza, da importanti personalità politiche alla collettività. Non si può avere altra reazione di fronte ad un atto disumano e anacronistico.
L’avvenimento in sè appare quasi insignificante, alcuni “moralisti” potrebbero dire che essere indignati sia una reazione esagerata ma in realtà ciò che è accaduto deve farci capire che tutt’oggi viviamo in una società dove i bacilli di una grave peste sociale sono sempre attivi e pronti a diffondersi.
Ma ciò che sconvolge di più è il luogo in cui questa discriminazione è avvenuta. Infatti la scuola elementare dovrebbe fornire l’educazione primaria a dei bambini che diventeranno gli adulti del futuro. Con atti del genere la loro mente viene invece plasmata dalla discriminazione, dall’odio e dal rifiuto degli altri.
Come possiamo quindi stupirci di fronte a dei giovani che hanno perso il rispetto per le altre persone? Difatti, è questo un punto su cui molti adulti spesso si focalizzano, pensando che sia colpa dei giovani stessi, l’intolleranza.
Se sin da piccoli il concetto di “diverso” viene mostrato come qualcosa di sbagliato e fastidioso da persone che dovrebbero essere dei punti di riferimento per dei bambini (come in questo caso la maestra e la dirigente della scuola in questione), penso sia scontato che oggi i giovani si ritrovino a giudicare tutto ciò che sembra strano ai loro occhi.
Questi fatti sono un grave segnale d’allerta perché appare evidente che ci sia qualcosa di radicalmente sbagliato all’interno della società in cui viviamo e che questi errori vanno a riflettersi in particolare sulla mente dei più giovani poiché questi sono facilmente influenzabili.
C’è bisogno di mostrare cosa significa realmente “diverso”, che in realtà non c’è bisogno di essere spaventati dalle differenze. I giovani hanno la necessità di essere “svegliati” da questo “profondo sonno” nel quali sono caduti a causa di insegnamenti sbagliati. È per questo che vanno lodati i numerosi interventi delle scuole contro l’intolleranza. Bisogna continuare a promuovere iniziative contro tutti i tipi di discriminazione per preservare la dignità di ogni ragazzo, in un mondo in cui il bullismo appare ormai come un semplice tratto della quotidianità.
Che poi alla fine, in realtà, tutti siamo diversi gli uni dagli altri, ed è proprio in questo che si cela la bellezza dell’umanità.
Nicola Grandioso, Laboratorio di Giornalismo Cross Medial
Liceo Fermi, Aversa (Ce)