Di Laura Raponi, laureanda in psicologia e tirocinante Pianeta Idea
Le diagnosi di disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) sono costantemente in aumento, di conseguenza è sempre più richiesta anche la figura del tutor dell’apprendimento. Ricordiamo brevemente che i DSA sono: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. (inserire link dell’articolo per approfondire) Il tutor dell’apprendimento è una figura professionale che, grazie ad una adeguata formazione, ha acquisito strategie didattiche, metodologiche e relazionali per aiutare bambini o ragazzi con DSA. Egli può lavorare sia in contesti scolastici che extra-scolastici (come la nostra associazione culturale Pianeta Idea). Non è una figura regolamentata e riconosciuta da una legge, per cui non esistono attualmente criteri univoci per identificarla. Ci sono diverse associazioni (tra le quali: AID, associazione italiana dislessia) che mettono a disposizione percorsi di formazione professionali per diventare tutor DSA. Prima di seguire questo percorso di formazione è preferibile avere una laurea in psicologia, pedagogia o scienze dell’educazione.
Tra i compiti del tutor DSA troviamo: -Aiutare i ragazzi ad acquisire un metodo di studio efficace; -Insegnare ad utilizzare gli strumenti compensativi (sono strumenti digitali che facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria); -Far accrescere l’autostima e il senso di autoefficacia; -Mediare i rapporti scuola-famiglia; -Prendere visione ed eventualmente proporre modifiche del piano didattico personalizzato (PDP).
Quindi, il suo lavoro serve a rendere i ragazzi più autonomi nello studio. Per lavorare bene con i ragazzi è fondamentale creare un rapporto di fiducia con loro e con i genitori. Il lavoro che svolge il tutor non è lo stesso per tutti i ragazzi che segue, ma viene strutturato in base alle esigenze specifiche di ognuno di loro. Di conseguenza la prima attività che deve svolgere è quella di osservazione delle modalità di apprendimento e del metodo di studio adottato dal ragazzo; durante l’osservazione analizza le difficoltà che incontrano i ragazzi e in base a queste decide il percorso formativo più adatto. Non soffermandosi solo sulle difficoltà, ma anche sui punti di forza per aumentare l’autostima e il senso di autoefficacia, spesso minati dalla diagnosi di DSA e dalle difficoltà incontrate nel percorso scolastico.