Ne parliamo con Corrado Manzo, docente di sostegno
Di Valentina Onori, laureanda in psicologia e tirocinante presso Pianeta Idea

La figura dell’insegnante di sostegno è nata giuridicamente con il D.P.R. 970/1975, come docente specialista, che si distingue dagli altri insegnanti curricolari perché viene assegnato ad una classe dove è presente un alunno disabile certificato allo scopo di favorirne l’inclusione. Corrado Manzo è laureato in Economia e Diritto, svolge la professione di docente e a seguito di incarichi annuali come docente di sostegno, ha deciso di specializzarsi in questo ruolo frequentando il TFA (Tirocinio Formativo Attivo). Oggi è insegnante di sostegno presso l’IIS Professionale “Rosario Livatino” di Palestrina (RM), e ci racconta la sua esperienza:
– Nell’ambito della normativa del D.P.R. 970/1975 e successive, hanno definito la figura dell’insegnante di sostegno come docente fondamentale all’interno di una classe. Lei che definizione darebbe a questo ruolo?

L’insegnante di sostegno è il perno del rapporto allievo – scuola – classe – famiglia. In alcune situazioni, e mi riferisco quelle che presuppongono la presenza del docente di sostegno, questo rapporto non è naturale che si realizzi con l’intensità necessaria. Si dovrebbe realizzare ma non sempre si realizza. Il docente di sostegno è colui che è in grado di creare quel collante necessario affinché diventi un tutt’uno. Il docente curricolare, anche il più preparato, trova una certa difficoltà a conciliare la normale attività didattica con la didattica speciale. Con il contributo in classe del docente di sostegno, con una programmazione comune ben progettata sulle reali esigenze dell’allievo, con l’aiuto e partecipazione della classe, e con il supporto della scuola, è possibile davvero raggiungerne una meta davvero inclusiva, che poi coincide con gli obiettivi di crescita, di miglioramento, di esperienza dell’allievo: ciò che definisco di benessere “didattico”.

– Lei proviene da studi economici e giuridici, le posso chiedere come mai ha scelto poi di specializzarsi proprio sul sostegno?

Personalmente, provengo da molti anni di esperienza nell’ambito della formazione professionale dove ho insegnato materie giuridiche ed economiche. Nella formazione professionale, non esiste la figura del docente di sostegno come la si intende nella scuola pubblica. Pertanto, in classe esistono allievi con BES (Bisogni Educativi Speciali) che non sono affiancati dal docente di sostegno. Il docente curricolare deve essere in grado di gestire la didattica con la realtà presente, e quindi è abituato a somministrare una didattica anche speciale. Nel corso degli anni, la formazione professionale si è organizzata ad affrontare questo tipo di esigenza. Oggi, la didattica speciale fa parte della loro programmazione e progettazione ed è comparsa, altresì, la figura dell’Assistenza specialistica. Ma, non quella però del docente di sostegno che in queste realtà ancora non è contemplata. Sebbene sia specializzato in materie giuridiche ed economiche, nella scuola pubblica venivo spesso convocato e poi assunto, con incarichi annuali, come docente di sostegno. Ciò per carenza di personale specializzato sul sostegno. Ho vissuto quindi le mie prime esperienze in questo “mondo”. Ogni anno un incarico in una scuola diversa, ogni anno un allievo diverso, ogni anno un caso diverso, ogni anno una sfida diversa. L’obiettivo è stato sempre quello di stabilire una relazione con l’allievo. Sembra cosa facile, ma è un traguardo difficilissimo da raggiungere. La diffidenza dell’allievo che pensa: “eccone un altro!”; la diffidenza della famiglia che pensa: “ma sarà in grado di seguire nostro figlio?”; la paura del docente incaricato che pensa: “sarò in grado di essere all’altezza del compito affidatomi?”. Queste sono solo alcune delle poche domande che girano intorno al docente di sostegno neoincaricato. Da qui la sfida, la voglia di farcela e di essere adeguato al ruolo. Studi, ti documenti, prendi visione di tutta la documentazione, parli con la famiglia, conosci l’allievo, procedi con l’attività di osservazione, cerchi di entrare in rapporto con il tuo allievo, e tutta una serie di attività, pensieri, azioni. Beh! Mi sembra abbastanza per vedere un “mondo” affascinante. Io l’ho visto ed ho voluto migliorarmi con la specializzazione sul sostegno. Così nel 2018 mi specializzai sul Sostegno ed oggi ho il Titolo sul sostegno, titolo che mi ha consentito di entrare in ruolo. In realtà penso che il vero titolo sul sostegno l’abbia conseguito sul campo affianco ai ragazzi, ai miei ragazzi, che ho avuto la fortuna di conoscere, e che mi hanno consentito di avere con loro esperienze uniche e, ogni volta, irripetibili. Questo è il fascino del ruolo del docente di sostegno: terminata una sfida, ce ne è subito un’altra.

– Secondo la sua esperienza, essere insegnante di sostegno è dare e ricevere oppure una cosa prevale sull’altra?

Nella risposta precedente si desume la riposta a quest’ultima. Il Dare è un presupposto necessario per svolgere questo ruolo. Il tendere la mano al tuo allievo e fargli capire che si può fidare è il dare. Se il tuo allievo, anch’egli ti tende la mano e si fida di te ciò che hai ricevuto, in termini umani, è tutto quello di cui hai bisogno per fare bene il tuo lavoro.